Da quando ho cambiato casa, sarà perché mi occupo anche di discipline olistiche, ci sono parecchie persone che mi chiedono preoccupate se ho pulito energeticamente la casa, soprattutto i mobili che c’erano dentro, suggerendomi le pratiche più articolate. Ci penso sù un poco, ma sento gli spiriti della casa che sorridono complici perché abbiamo già fatto il nostro accordo di reciproco sostegno ed una pulizia a modo nostro.
E’ un dato di fatto che sono aumentate esponenzialmente le persone che fanno ritualità di ogni tipo, soprattutto quelle legate alla ruota dell’anno, alle pulizie energetiche, ai riti di guarigione e di abbondanza. Puoi andare dall’estetista per un callo e trovarti coinvolta in una fumigazione vera e propria o sventagliata di penne d’aquila (che riconosci di poiana ma taci per non rovinare tutto).
Il problema è che la ritualità si è diffusa come un involucro di carta regalo attorno a scatole vuote, convinte che basti il gesto per manifestare quando invece è l’elevazione del celebrante che cambia tutto. Quanto si sia messo in gioco e sia cresciuto in consapevolezza.
In effetti ho sempre guardato con ammirazione e cercato di riprodurre “la perfezione in ogni gesto” come via di apprendimento, che fosse in India durante la pratica spirituale o la cerimonia del cacao con le donne Maya per fare due esempi. Tuttavia ho notato che proprio colui che è arrivato a conoscere e padroneggiare tutti gli aspetti di una disciplina, può permettersi di buttarli per aria, ricordando che non è una gestualità sterile, ma un intento vero e pulito che può manifestare con forza ed istantaneità.
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